Lo storico testo di Peter Shaffer torna a teatro con la produzione del Teatro dell’Elfo: uno spettacolo sontuoso, moderno e spietatamente umano
Dopo il debutto milanese del gennaio 2025, Amadeus di Peter Shaffer — nella nuova, visionaria regia di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia — approda a Roma dal 23 ottobre al Teatro Ambra Jovinelli, inaugurando la nuova stagione con un allestimento audace e raffinato. La produzione del Teatro dell’Elfo proseguirà poi la sua tournée fino a marzo 2026, portando in scena un racconto che unisce leggenda, teatro e musica in un vortice tragico, grottesco e seducente.
Bruni, interprete di uno straordinario Antonio Salieri, domina la scena con un’intensità rarefatta, attraversando le età del personaggio come un narratore inquieto e malinconico che richiama dal passato la propria ossessione: il genio musicale di Wolfgang Amadeus Mozart, incarnato dall’irriverente Daniele Fedeli, giovane attore rivelazione. Intorno a loro ruota un ricco cast di personaggi storici e inventati, tra cui Valeria Andreanò (Constanze), Riccardo Buffonini e Alessandro Lussiana (i “Venticello” pettegoli e informatori), Ginestra Paladino, Umberto Petranca, Luca Toracca e altri ancora.
Un capriccio barocco e allucinato
Il testo di Shaffer, già celebrato nei teatri di Londra e New York negli anni ’80 e reso immortale dal film di Miloš Forman (8 Oscar nel 1985), si muove sul confine tra realtà storica e invenzione letteraria. La regia di Bruni e Frongia sottolinea questo aspetto, trasformando la scena in un grande salone onirico, ravvivato da proiezioni simili a quelle di una lanterna magica, dove la musica, l’invidia e il potere si mescolano in una sinfonia teatrale ipnotica.
Antonio Marras firma i costumi con uno stile che reinventa il Settecento in chiave contemporanea: parrucche, broccati, pizzi e colori accesi si fondono in un’estetica che richiama il cinema di Sofia Coppola, ma con una misura scenica tutta teatrale. La scenografia – essenziale ma evocativa – accoglie i movimenti dei personaggi in una coreografia elegante e surreale.
Una guerra tra Salieri e Dio
Nel cuore della vicenda, l’antico mito dell’invidia. Antonio Salieri, compositore stimato e uomo devoto, sente crollare le sue certezze religiose e artistiche quando si trova davanti all’irrefrenabile talento di Mozart. Non è solo un conflitto tra colleghi, ma un vero e proprio duello con Dio, che Salieri ritiene di aver servito fedelmente e che ora, inspiegabilmente, sceglie di parlare attraverso il genio sregolato e infantile di Mozart.
Shaffer, partendo da voci e leggende già reinterpretate da Puškin, costruisce un dramma che è anche un apologo filosofico: Salieri non ha bisogno di avvelenare Mozart per condannarlo, gli basta far credere al mondo di averlo fatto. Così il mediocre, con un ultimo atto di disperata ambizione, si lega per sempre al nome dell’immortale.
Un cast in stato di grazia
La critica ha accolto con entusiasmo questa nuova versione. Anna Bandettini (la Repubblica) sottolinea la prova magnetica di Bruni, che attraversa età e stati d’animo solo con la voce e la presenza scenica. Per Avvenire, lo spettacolo è “esemplare”, e la regia “un incanto che rapisce senza che lo spettatore se ne accorga”. Il Sole 24 Ore elogia il gioco teatrale in bilico tra maschera e verità, con una messa in scena che evita forzature contemporanee e si affida invece a ritmo, musicalità e tensione narrativa.
Daniele Fedeli dà vita a un Mozart infantile, caotico e inconsapevolmente tragico: il perfetto contraltare alla calma rabbiosa di Salieri. I comprimari, ben diretti, aggiungono spessore e ironia alla vicenda, creando un tessuto corale che sorregge senza sbavature l’andamento da sogno grottesco della narrazione.
Teatro di intrattenimento alto
Con Amadeus, il Teatro dell’Elfo offre uno spettacolo di alto intrattenimento che riesce a essere popolare senza mai essere superficiale, in grado di parlare a un pubblico colto e cosmopolita ma anche a chi si avvicina al teatro per la prima volta. È un’opera sulla mediocrità e sul talento, sull’ambizione e sul fallimento, ma anche sull’arte come dono incomprensibile, che può generare amore o distruzione.
Una produzione sontuosa, coinvolgente e necessaria: Amadeus non è solo la storia di due musicisti, ma il riflesso eterno di ciò che siamo quando ci specchiamo nel talento altrui.
Roberto Puntato