A Palazzo Firenze una mostra in sei sezioni racconta il percorso umano e artistico di uno degli scrittori più amati del Novecento, oltre il successo di Montalbano
Un omaggio a tutto tondo ad Andrea Camilleri, figura centrale della cultura italiana del Novecento, sarà inaugurato mercoledì 22 ottobre alle ore 18.00 nella Sala Walter Mauro di Palazzo Firenze, sede della Società Dante Alighieri a Roma (Piazza di Firenze 27). La mostra si intitola “Scene, voci, accenti, scritture: il teatro infinito di Andrea Camilleri” e resterà aperta al pubblico dal 23 ottobre al 9 novembre 2025, con orari differenziati nei weekend e chiusura nei giorni 1 e 2 novembre.
L’iniziativa è curata dallo storico della letteratura Giulio Ferroni insieme all’Unità Cultura della Società Dante Alighieri, realizzata con il sostegno del Fondo Andrea Camilleri e prodotta da Arthemisia, nell’ambito del Centenario Camilleri, promosso dal Fondo e dal Comitato Nazionale Camilleri 100.
A guidare i visitatori attraverso l’esposizione sarà un’audioguida d’eccezione: la voce di Marco Presta, allievo di Camilleri all’Accademia nazionale d’arte drammatica, che accompagna il pubblico in un viaggio narrativo tra documenti originali, fotografie inedite, lettere, copioni, rare edizioni e materiali audiovisivi.
Un percorso immersivo tra scrittura, voce e scena
L’obiettivo della mostra è restituire al pubblico la complessità e la profondità dell’opera di Camilleri, andando oltre il suo ruolo di “padre” del Commissario Montalbano. L’autore siciliano viene raccontato attraverso sei sezioni tematiche, che compongono un ritratto vivo e multiforme della sua lunga attività letteraria, teatrale e intellettuale.
Camilleri, come già Pirandello — cui è spesso accostato — ha guardato al mondo come a un palcoscenico senza fine, popolato di voci, gesti e accenti, osservando con empatia il teatro dell’esistenza e il suo fluire nelle parole. La mostra esplora questa visione teatrale del mondo, tra realtà e finzione, tra l’uomo e il personaggio.
Le sei sezioni della mostra
La famiglia, la scuola, letture e scoperte
Si parte dalle origini: fotografie private, quaderni di scuola, poesie giovanili e prime letture (Montale, Saba), insieme a due documenti ottocenteschi che ispireranno futuri romanzi, come La concessione del telefono e La bolla di componenda.
Poeta o regista?
Gli anni della formazione: lettere di Alba de Céspedes e Elio Vittorini, taccuini del Dopoguerra e una poesia premiata nel 1950 raccontano l’approccio iniziale alla poesia e il decisivo ingresso all’Accademia d’Arte Drammatica.
Sulla scena teatrale: tra Beckett e Pirandello
Qui emerge il Camilleri regista: dalle regie di testi di Beckett, Ionesco e Pirandello al sodalizio con Orazio Costa e alla produzione televisiva su Eduardo De Filippo. Un omaggio al teatro dell’assurdo e alla regia come forma di scrittura.
Era la RAI: radio e televisione
L’attività come autore radiofonico e televisivo per la Rai si svela attraverso copioni, sceneggiature e lettere. Tra i materiali in mostra, una missiva di Primo Levi e i copioni delle serie Il tenente Sheridan, Maigret, Il Versificatore e Western di cose nostre.
Un inesauribile narrare
Questa sezione racconta la nascita dello scrittore: dai dattiloscritti inediti degli anni Sessanta alla pubblicazione di Il corso delle cose, fino all’invenzione di Montalbano. In mostra anche lettere editoriali e un glossario siciliano redatto dallo stesso Camilleri.
Forme della visione
L’ultima parte dell’esposizione è dedicata al rapporto tra parola e immagine. I suoi scritti su Caravaggio, Renoir e Guttuso testimoniano l’interesse per l’arte visiva. Il percorso si conclude con una sezione speciale su Conversazione su Tiresia, il monologo che l’autore recitò nel 2018 al Teatro Greco di Siracusa, un anno prima della sua morte.
Un’eredità viva e vitale
Attraverso l’archivio di Rai Teche, Palomar e il Fondo Camilleri, la mostra propone anche una selezione di materiali audiovisivi: interviste, spezzoni di programmi come Scrittori da marciapiede, il dialogo con Patrizio Roversi in Per un pugno di libri e il backstage dello spettacolo Conversazione su Tiresia.
L’esposizione restituisce l’immagine di un autore attento, partecipe e profondamente umano, capace di attraversare con la sua voce e la sua scrittura i principali linguaggi della cultura italiana del Novecento e di lasciare un’eredità che continua a interrogare il presente.
Alberto Leali