A Roma, dal 7 ottobre 2025 all’11 gennaio 2026, un omaggio senza precedenti celebra Mario Ceroli con venti opere iconiche e inedite, tra installazioni, memorie personali e nuove creazioni site-specific
Un grande viaggio tra forme, memoria e sperimentazione. La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma dedica una straordinaria mostra monografica a Mario Ceroli, figura centrale e inclassificabile del secondo Novecento italiano. Intitolata “Ceroli Totale”, la retrospettiva – in programma dal 7 ottobre 2025 all’11 gennaio 2026 – celebra settant’anni di attività artistica di uno scultore capace di attraversare epoche, stili e materiali con una coerenza poetica mai interrotta.
Curata da Renata Cristina Mazzantini, direttrice della GNAMC, e da Cesare Biasini Selvaggi, l’esposizione si inserisce nel ciclo annuale “Artista alla GNAMC”, che per il 2025 ha come protagonista proprio Ceroli. Un riconoscimento che va oltre la mostra: l’artista sarà coinvolto in incontri, workshop e conferenze, offrendo a studenti, studiosi e appassionati uno sguardo diretto sulla propria pratica e visione.
Un allestimento come opera totale
Distribuita in dieci sale, “Ceroli Totale” presenta venti opere tra sculture celebri e installazioni mai viste prima, selezionate da collezioni pubbliche e private – GNAMC, Banca Ifis e lo stesso artista. Il percorso espositivo è pensato come un’unica grande installazione, una sorta di “messinscena teatrale” dove ogni opera è concepita come personaggio di un racconto visivo. Un’idea che trasforma la mostra in uno spazio immersivo, un “altrove” in cui il visitatore si muove guidato da suggestioni, simboli e archetipi.
L’ingresso è segnato da “Mangiafuoco” (1990), scultura sorprendente realizzata con materiali di scarto e negativi di opere precedenti: un manifesto dell’approccio artigianale e lirico di Ceroli. Subito dopo, due capolavori aprono anche il nuovo allestimento permanente del museo: “Ultima cena” (1965), rilettura laica e disarmante della tradizione cristiana, e “Le bandiere di tutto il mondo” (1968), opera emblematica dell’Arte Povera e inno alla diversità culturale.
Icone, inediti e memorie personali
La mostra include lavori fondamentali nella carriera dell’artista, tra cui “La Cina” (1966), “Primavera” (1968), “Balcone” (1966), “Progetto per la pace” (1969), e la monumentale “La battaglia” (1978), omaggio alla “Battaglia di San Romano” di Paolo Uccello e tributo alla memoria di Pier Paolo Pasolini, con cui Ceroli collaborò.
Tra le opere esposte per la prima volta figurano anche pezzi intensamente autobiografici: “Tela di Penelope” (1992), ispirata alla nonna tessitrice, e “Arpa birmana” (1992), che evocano l’infanzia abruzzese dell’artista attraverso materiali semplici e atmosfere intime. “Le chiacchiere” (1989) e “Sesto senso” (1999) completano il gruppo di inediti.
Particolarmente toccante è il ritorno in mostra di “Composizione” (1957–1958), un tronco inchiodato che segnò l’ingresso di Ceroli nel mondo dell’arte: premiato nel 1960 da Cesare Brandi, è considerato l’opera d’esordio dell’artista nella collezione della GNAMC.
Un artista contemporaneo, ieri e oggi
«Ho voluto una mostra semplice, attuale, fatta con la testa ma anche con il cuore», afferma Mario Ceroli, oggi ottantasettenne, ripercorrendo le tappe della sua lunga carriera, dagli esordi nei fermenti della Scuola di Piazza del Popolo e del Caffè Rosati fino all’oggi. Il co-curatore Cesare Biasini Selvaggi la definisce “un nuovo atto della lunga e coerente continuità immaginativa” dell’artista, capace di reinventarsi con lucida fedeltà alla propria visione.
Per l’occasione, Ceroli ha realizzato anche due nuove opere site-specific che dialogano direttamente con lo spazio museale e il tempo presente: “La grande quercia”, simbolo di radicamento e crescita, e “Le ceneri”, installazione pensata in divenire, dedicata alla memoria collettiva e alle tragedie umane legate ai conflitti contemporanei.
Un ponte verso il futuro: il Museo Ceroli
La mostra segna anche una tappa importante nel progetto di valorizzazione dell’opera dell’artista, grazie alla rinnovata collaborazione tra la GNAMC e Banca Ifis, che da anni sostiene l’arte contemporanea. In vista del 2026, è infatti prevista l’apertura del Museo Ceroli, uno spazio permanente all’interno della casa-atelier dell’artista – tra giardino, studio e hangar – che ospiterà la sua collezione e fungerà da centro di ricerca e sperimentazione per le nuove generazioni.
«Vogliamo offrire ai giovani uno spazio vivo, dove pensare e creare», dichiara Ernesto Fürstenberg Fassio, presidente di Banca Ifis, sottolineando il valore educativo e culturale del progetto.
“Ceroli Totale” non è solo una retrospettiva: è un racconto visivo, emotivo e visionario che attraversa settant’anni di arte italiana, offrendo al pubblico uno sguardo raro su un artista che ha fatto della materia un linguaggio e della memoria un’architettura viva.
Alberto Leali