Dal 23 al 26 ottobre 2025 all’Argot Studio, il diario teatrale tra musica, confessioni e travestimenti di uno degli artisti più anticonformisti della scena italiana
Dopo il trionfo della scorsa stagione, Filippo Timi torna nella capitale con il suo spettacolo culto Filippo Timi Live – Non sarò mai Elvis Presley, in scena all’Argot Studio dal 23 al 26 ottobre 2025. Un appuntamento attesissimo per il pubblico romano, che ritrova uno degli interpreti più liberi, iconoclasti e visionari del teatro contemporaneo italiano.
Scritto e interpretato dallo stesso Timi, con l’accompagnamento musicale di Lorenzo Minozzi, lo spettacolo è molto più di un concerto o di un monologo: è una sinfonia dell’anima, un viaggio a cuore aperto tra 13 canzoni e 13 monologhi, tra confessioni intime e invenzioni teatrali, dove la musica diventa parola e la parola si fa carne, risata, malinconia, canto.
Non sarò mai Elvis Presley è un atto di nudità emotiva. Timi attraversa con disarmante sincerità il desiderio di essere amato, la paura di non bastare, l’ossessione del fallimento e la dolcezza della rinascita. Lo fa con il suo stile inconfondibile: ironico, barocco, tenero, imprevedibile. Canta, racconta, si traveste, si spoglia. E nel farlo, abbatte ogni barriera tra artista e spettatore, portando in scena non un personaggio, ma un caleidoscopico sé stesso.
La scena si fa spazio mentale, abitata da icone pop e spettri culturali, in un flusso continuo e irriverente che mescola Goethe a Peter Griffin, Michelangelo a Iva Zanicchi, in un vertiginoso gioco di rimandi tra sacro e profano, alto e basso, grottesco e sublime.
Lo spettacolo è costruito come una playlist teatrale: ogni canzone è un’emozione che esplode, ogni monologo una pagina strappata da un diario impossibile da chiudere. Ma sotto la superficie colorata e surreale, pulsa un’unica, potente dichiarazione d’identità: essere sé stessi è un atto rivoluzionario, e l’imperfezione, lungi dall’essere un difetto, è la forma più autentica di bellezza.
Non sarò mai Elvis Presley è, in fondo, un rito laico per anime stanche e desiderose di verità, uno spazio in cui vulnerabilità e autoironia si fondono in una celebrazione dell’essere umano con tutte le sue contraddizioni. Timi, ancora una volta, non si limita a fare teatro: lo reinventa.
Roberto Puntato