In anteprima assoluta alla 20ª Festa del Cinema di Roma, sezione Freestyle, arriverà prossimamente in sala con Fandango Distribuzione
Con Malavia, Nunzia De Stefano firma un debutto alla regia maturo e coinvolgente, che si muove con sensibilità e autenticità nel cuore pulsante di Napoli. A sostenerla nella produzione c’è Matteo Garrone, che riconosce nella giovane autrice un talento affine al suo sguardo crudo ma profondamente umano sulla realtà. Il risultato è un film che racconta con intensità un microcosmo spesso frainteso: quello dei ragazzi di periferia che cercano nella musica una via di riscatto.
La storia segue Sasà, un tredicenne pieno di sogni e determinazione, interpretato con straordinaria naturalezza da Mattia Francesco Cozzolino. Accanto a lui brilla Daniela De Vita, nei panni di Rusè, madre forte, amorevole e combattiva, che rappresenta il centro affettivo e morale del film. Il loro legame è il cuore pulsante della narrazione: tenero, verace e capace di raccontare la forza invisibile che unisce una madre e un figlio anche nei momenti più difficili.
De Stefano immerge lo spettatore in una Napoli lontana da ogni cartolina o stereotipo. Le strade, i vicoli e i cortili diventano spazi vivi, intrisi di suoni, colori e dialetto. Proprio la lingua napoletana, con la sua musicalità, è protagonista a tutti gli effetti: non solo mezzo di comunicazione, ma espressione di identità, orgoglio e appartenenza. I dialoghi, ricchi di energia e ritmo, restituiscono verità e spontaneità ai personaggi, rendendoli autentici e immediatamente riconoscibili.
Uno degli elementi più riusciti del film è la rappresentazione della scena rap e trap napoletana. Tra battle improvvisate, sogni di fama e desiderio di riscatto, Malavia cattura l’entusiasmo e la fragilità di una generazione che cerca di emergere in un mondo spietato, senza mai perdere la propria umanità. Il cast, composto in gran parte da volti nuovi e giovani talenti, convince per la sua freschezza e per la recitazione istintiva, lontana da ogni artificio. Spicca anche la presenza del rapper PeppOh (Giuseppe Sica), che con la sua figura positiva porta una nota di speranza e solidarietà nel percorso del protagonista.
Se la sceneggiatura in alcuni passaggi appare meno incisiva e tende a semplificare alcune sfumature — come il tema dell’identità di genere o la rappresentazione delle difficoltà sociali — la regia riesce comunque a mantenere un tono empatico e sincero. De Stefano preferisce lo sguardo affettuoso e la comprensione alla denuncia, e questa scelta, pur rischiando di smussare la durezza del contesto, restituisce un film dal respiro umano, in cui prevalgono la tenerezza e la fiducia nella possibilità del cambiamento.
Visivamente, Malavia è vibrante: le luci calde, i colori forti e la musica che invade ogni scena trasformano la periferia in un luogo di vita, energia e speranza. Il ritmo narrativo, vivace nella prima parte e più intimo nella seconda, accompagna la crescita del giovane protagonista, diviso tra sogni e disillusioni.
Pur con qualche passaggio frettoloso verso la conclusione, Malavia conquista per la sincerità dello sguardo, la potenza dei sentimenti e la capacità di dare voce a chi troppo spesso resta ai margini. Nunzia De Stefano dimostra un notevole talento nel dirigere gli attori e nel costruire un racconto visivamente ed emotivamente coerente, capace di emozionare senza mai cadere nel pietismo.
In definitiva, Malavia è un film vivo, pulsante, che parla di sogni, amore e appartenenza. Un’opera prima intensa e promettente, che segna l’inizio di un percorso autoriale da seguire con grande interesse.
Paola Canali