Un piccolo film sull’amore che resiste al tempo. Presentato in anteprima alla 20ª edizione della Festa del Cinema di Roma e alla 23ª edizione di Alice nella Città, arriva al cinema dal 17 ottobre distribuito da PiperFilm
Con Per te, Alessandro Aronadio firma un’opera delicata e struggente, ispirata alla storia vera di Mattia Piccoli, premiato a soli undici anni come Alfiere della Repubblica per l’amore con cui assiste il padre colpito da Alzheimer precoce. Ma il film, più che un racconto biografico, è una riflessione poetica e ironica sulla memoria, su ciò che resta quando tutto comincia a svanire.
Al centro della storia c’è Paolo, interpretato con misura e umanità da Edoardo Leo, che scopre di avere poco tempo prima che la malattia cancelli i ricordi. Invece di chiudersi nel dolore, sceglie di creare, giorno dopo giorno, nuovi momenti da lasciare al figlio Mattia, interpretato dal giovane e sorprendente Javier Francesco Leoni. La sua è una corsa contro il tempo, fatta di appunti, gesti quotidiani, giochi, gite improvvisate, come se la felicità potesse incidere più a fondo della malattia. Accanto a loro, una madre (Teresa Saponangelo) che tiene insieme i pezzi con una leggerezza profonda, mai sopra le righe.
Aronadio costruisce un racconto che oscilla con grazia tra malinconia e tenerezza, tra il comico e il tragico, evitando il sentimentalismo facile e scegliendo invece la verità dei dettagli: una videocassetta dimenticata, un peluche, una risata nel momento meno opportuno.
Il tono del film è quello di un diario, non solo perché Paolo affida ai suoi taccuini pensieri e promemoria, ma perché ogni scena è come una pagina scritta per non essere dimenticata.
Il regista gioca con il linguaggio cinematografico, inserendo squarci onirici, citazioni visive, invenzioni poetiche che restituiscono la confusione e la meraviglia di chi cerca di restare aggrappato alla realtà che sfugge.
Per te è una riflessione sull’identità e sulla paternità, ma soprattutto sul valore della cura, intesa come atto d’amore che precede la memoria stessa. Niente è retorico, tutto è misurato e autentico, anche quando si arriva a un finale inevitabilmente doloroso, che però non chiude ma apre: lascia dentro lo spettatore un sentimento di gratitudine e commozione sincera. Un film che, come un ricordo caro, resta e accompagna.
Federica Rizzo