Dal 7 al 12 ottobre 2025, un viaggio teatrale dentro i paradossi della coppia, tra dolore, ironia e desiderio di comprensione
Un debutto importante quello di Caterina Guzzanti, che per la prima volta firma testo e regia di uno spettacolo teatrale. In scena con Federico Vigorito, porta al pubblico una riflessione potente e profonda sulle dinamiche affettive, osservate da una prospettiva femminile tanto soggettiva quanto lucida. Un’opera che unisce pensiero, emozione e letteratura per raccontare l’incomunicabilità dei sentimenti, la crisi della coppia e la ricerca di sé.
Prodotto da Infinito e Argot Produzioni, Secondo lei arriva sul palco della Sala Umberto dal 7 al 12 ottobre 2025. In scena Caterina Guzzanti e Federico Vigorito, protagonisti di un testo che si muove tra monologo e dialogo interiore, tra confessione e messa in discussione, con la collaborazione artistica di Paola Rota, le luci firmate da Cristian Zucaro, la scenografia di Eleonora De Leo, gli effetti sonori di Angelo Elle e i costumi curati da Ziamme.
Con questo primo lavoro autoriale e registico, Guzzanti affronta un tema senza tempo: la fragilità nelle relazioni amorose. Secondo lei è un lungo e intimo flusso di coscienza che dà voce a una prospettiva femminile consapevole, ma non assolutista. È il racconto di un amore che, invece di essere rifugio, si trasforma spesso in un luogo di tensione silenziosa, dove i bisogni e i desideri vengono ignorati o fraintesi. Il rapporto di coppia diventa allora un terreno minato fatto di compromessi, aspettative disilluse, promesse non mantenute e un bisogno disperato, eppure semplice, di essere ascoltati, accolti, perdonati.
Il testo alterna leggerezza e amarezza, con un’ironia sottile che non cancella il dolore ma lo rende raccontabile, condivisibile. Secondo lei è anche un’opera sulla crisi dell’identità maschile e femminile, su quel meccanismo emotivo che ci porta a cercare nell’altro una forma di salvezza o conferma, spesso a scapito della nostra autonomia.
Una delle domande centrali dello spettacolo è: perché restiamo, anche quando l’amore smette di farci bene? Perché ci aggrappiamo all’idea della coppia come unica via per essere adulti e completi? In questo senso, la scrittura teatrale diventa uno strumento per affrontare l’indicibile, per colmare quel vuoto comunicativo che separa le persone pur quando sono vicine.
Attraverso riferimenti letterari come Simone de Beauvoir, Guzzanti sottolinea quanto sia ancora essenziale trovare parole per raccontare il dolore e uscire dall’isolamento che spesso lo accompagna. Il linguaggio, diceva De Beauvoir, è ciò che ci restituisce alla società degli esseri umani: un dolore narrato diventa più sopportabile, meno assoluto.
Secondo lei è, infine, una voce che si espone in attesa della sua controparte – quel “secondo lui” che forse non arriverà mai, o arriverà in ritardo. Nell’attesa, questa voce prova a cavarsela con ciò che ha, con ciò che sente. Secondo lei.
Alberto Leali