Dal 13 febbraio all’11 maggio, una selezione di opere che celebrano il legame tra gli uccelli e il concetto di infinito nella scultura del grande artista rumeno
Dal 13 febbraio fino all’11 maggio 2025, il Parco archeologico del Colosseo ospita la mostra “Brancusi: scolpire il volo”, che per la prima volta porta a Roma una selezione di opere del maestro rumeno-naturalizzato francese Constantin Brancusi. La mostra, organizzata in collaborazione con il Centre National d’art et de la culture Georges Pompidou di Parigi, indaga uno dei temi più cari all’artista: l’uccello, simbolo della connessione tra terra e cielo, e della ricerca dell’infinito.
Il percorso espositivo si snoda in due sezioni: la prima è dedicata alla scultura, con opere come Il Gallo (1935), L’Uccellino (1928) e Leda (1920/1926), in cui Brancusi riduce le forme degli animali a essenze pure, riflettendo la sua rivoluzione artistica e il desiderio di esprimere, attraverso la semplificazione, l’idea di movimento e di trascendenza. Le sue sculture non sono rappresentazioni realistiche degli uccelli, ma piuttosto un invito a cogliere il volo, l’energia e l’ascesa verso l’infinito.
La seconda parte della mostra esplora invece il rapporto di Brancusi con la fotografia e il cinema. Negli anni ’20 e ‘30, l’artista utilizza questi medium non solo per documentare le sue opere, ma anche per accentuarne le qualità plastiche e per indagare la scultura da un punto di vista nuovo. Le immagini di Brancusi catturano l’essenza stessa delle sue creazioni, enfatizzandone la bellezza e la purezza formale.
L’esposizione offre così un’opportunità unica per comprendere il linguaggio innovativo di Brancusi, che ha cambiato per sempre il volto della scultura moderna, e il suo continuo impegno nel cercare di rendere visibili concetti astratti come il volo, l’infinito e la spiritualità.
Roberto Puntato