La ventiquattresima edizione della storica rassegna Garofano Verde • scenari di teatro omosessuale del Teatro di Roma, ideata e curata dal critico Rodolfo di Giammarco, si conclude con il grande ritorno del vate della nuova drammaturgia napoletana, Enzo Moscato.
La rassegna, ospitata dal Teatro India, che ha compreso anche quest’anno tre appuntamenti dedicati al mondo omosessuale, è stata l’occasione per riportare in scena un testo chiave del mondo di Moscato, Occhi gettati, dopo trent’anni dall’esordio senza più repliche.
Messo in scena nel 1986 e poi confluito in una raccolta di racconti, Occhi gettati racconta ancora una volta Napoli: la Napoli da cui Moscato non si è mai allontanato, e che ha sviscerato anche nei suoi lati più oscuri, in un periodo in cui farlo risultava del tutto controtendenza. Occhi gettati ha tutte le caratteristiche che hanno reso grande l’arte dell’autore. C’è, infatti, il suo fascinosissimo e rivoluzionario linguaggio dell’invenzione: barocco, letterario, arcano e moderno insieme, che si apre a neologismi, contaminazioni esterofile, al gergo dei bassifondi, ma anche al latino e al greco. Ci sono i suoi personaggi ai margini, desolati, invisibili, spesso in fuga: prostitute, femminielli, nullafacenti, commarelle, transessuali trovano nel mondo di Moscato una loro fortissima identità. Moscato è uno scrittore, un regista e un attore straordinario e un’opera come Occhi gettati ne è la prova, col suo tripudio narrativo, col suo flusso incessante e inventivo di parole, che costringono l’attore quasi a uno stato di apnea. Un testo pieno di ironia e raffinatezza, per raccontare una città e il suo mondo nascosto: picareschi e avventurosi viaggi in mare, surrealismo e cruda attualità, leggerezza e amarezza, alto e basso, comicità e citazioni shakespeariane si fondono in un sorprendente caleidoscopio.
Un evento unico, che ci ha dato la possibilità di entrare in un universo vivido, visionario, tragico, grottesco. Ma, soprattutto, di assaporare, anche solo per un’ora, la vera arte.
Alberto Leali