Vincitore del Premio della Giuria al 76º Festival di Cannes e candidato a 5 EFA e agli Oscar come Miglior film internazionale, arriva al cinema dal 21 dicembre con Lucky Red e Bim Distribuzione
Due solitudini si incontrato in una notte a Helsinki. Sono l’operaio Holappa e la cassiera Ansa, entrambi cacciati dal proprio posto di lavoro e alla ricerca di un po’ di calore umano.
Due protagonisti che appartengono a pieno diritto alla galleria di indimenticabili personaggi che Aki Kaurismäki ci ha regalato nell’arco della sua carriera: marginali, offesi, malinconici, silenziosi, Holappa e Ansa cercano una via di fuga da una società capitalistica sempre più ingiusta e indifferente.
In Foglie al vento, il regista riflette sulla classe operaia finlandese a oltre trent’anni di distanza dal suo bellissimo La fiammiferaia e lo fa con il suo consueto stile: umanista, minimalista, misurato ma sempre emozionante.
Diretto negli intenti ed essenziale nella messa in scena, il cinema di Kaurismäki si pone sempre all’altezza dei suoi personaggi, cerca di comprenderli e ne sposa le istanze con un affetto non privo di ironia. Un’ironia che serve a lenire, in qualche modo, l’amarezza, la frustrazione e il dolore.
La radio rimanda solo notizie della guerra in Ucraina, distraendo da qualsiasi riflessione sul sistema capitalista che manda a morte i suoi stessi cittadini, spingendoli alla depressione e all’alcolismo (come accade a Holappa o è accaduto al padre e al fratello di Ansa).
I due protagonisti si muovono sullo sfondo di luoghi desertificati e disumanizzati, fatta eccezione per cinema e karaoke, ma l’amore, forse, è ancora possibile e offre una speranza per andare avanti.
Foglie al vento è un film rigoroso, ma al contempo romantico e struggente, che conferma come il cinema di Kaurismäki sia uno dei pochi in grado di raccontare il proletariato rifuggendo la morale, la retorica e il pietismo.
Ilaria Berlingeri