Dal 7 al 25 maggio, la regia intensa e visionaria di Popolizio porta in scena un’opera disturbante e attualissima, tra tensioni familiari, potere e desiderio, in una nuova coproduzione con i grandi teatri italiani
Sessant’anni dopo il debutto, Ritorno a casa di Harold Pinter torna a graffiare il palcoscenico con tutta la sua feroce lucidità. Dal 7 al 25 maggio al Teatro Argentina di Roma, Massimo Popolizio – regista e interprete tra i più raffinati della scena italiana – affronta questo capolavoro con uno sguardo penetrante, capace di unire fedeltà al testo e rinnovata energia scenica. Lo fa attraverso una produzione condivisa con la Compagnia Umberto Orsini, il Teatro di Roma – Teatro Nazionale e il Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa.
Ambientata in una claustrofobica abitazione nella periferia londinese, la pièce ritrae un microcosmo domestico dominato da un padre padrone, Max (interpretato dallo stesso Popolizio), ex macellaio e uomo ruvido, circondato da una famiglia disfunzionale: il figlio Lenny (Christian La Rosa), mitomane e ambiguo, il giovane e fragile Joey (Alberto Onofrietti), aspirante pugile, e lo zio Sam (Paolo Musio), tassista sottomesso. La routine familiare, già carica di tensione e risentimento, viene sconvolta dall’arrivo del figlio Teddy (Eros Pascale), oggi professore universitario, di ritorno dall’America con la moglie Ruth (Gaja Masciale).
È proprio Ruth, unica presenza femminile in un universo maschile e tossico, a diventare il perno intorno a cui ruotano i conflitti. Apparentemente fragile, si trasforma presto in una figura enigmatica e potente, capace di sovvertire le dinamiche familiari e imporsi come elemento destabilizzante. La sua scelta di accettare la proposta di prostituirsi, lungi dall’essere segno di sottomissione, diventa atto di dominio, in un ribaltamento inquietante dei ruoli di vittima e carnefice.
Popolizio orchestra lo spettacolo come un perfetto congegno scenico, alternando crudezza e ironia, tensione e sarcasmo, in un’interpretazione che restituisce tutta la densità linguistica e psicologica del testo di Pinter. La scenografia di Maurizio Balò, i costumi firmati da Gianluca Sbicca e Antonio Marras, le luci di Luigi Biondi e il suono di Alessandro Saviozzi contribuiscono a creare un’atmosfera cupa e opprimente, che nel finale si apre a una sorprendente trasformazione visiva.
Con Ritorno a casa, Popolizio affronta uno dei testi più complessi del teatro contemporaneo, restituendone con precisione le ambiguità e i non detti, in un’operazione scenica che riflette sulla natura del potere, sulla brutalità dei rapporti familiari e sull’ambiguità del desiderio. Uno spettacolo che inquieta, coinvolge e diverte, nel segno della grande tradizione pinteriana.
Alberto Leali