Nel cast anche Edward Norton, Elle Fanning e Monica Barbaro. Al cinema dal 23 gennaio 2025
Nel cuore dell’inverno del 1961, un giovane di Hibbing, Minnesota, approda a New York. Robert Zimmermann o forse Bobby Dylan – nessuno è mai stato certo del suo vero nome – si presenta nei locali del Greenwich Village con la stessa aura di mistero che avrebbe accompagnato tutta la sua carriera. Ed è proprio questa sfuggente figura che James Mangold porta sul grande schermo con “A Complete Unknown”, un ritratto vibrante e poetico dell’icona che ha rivoluzionato la musica folk e oltre.
Come raccontare una leggenda che sfugge a ogni definizione? Mangold, già regista di Walk the Line, sceglie di non inseguire una biografia tradizionale, ma di mettere in scena il viaggio interiore ed esteriore di un artista che ha riscritto le regole della musica e della narrazione di sé. Il giovane Dylan, interpretato con intensità da Timothée Chalamet, si muove tra i coffee house del Village e i palchi improvvisati, portando con sé una voce che è insieme vulnerabile e potente, un graffio che risuona nelle parole di Song to Woody, la dedica al suo idolo e mentore Woody Guthrie (Scoot McNairy).
Accanto a lui, figure che hanno segnato la storia del folk americano, come Pete Seeger (uno straordinario Edward Norton), e le donne che hanno condiviso frammenti del suo percorso, da Suze Rotolo (ribattezzata Sylvie Russo e interpretata con grazia da Elle Fanning) a Joan Baez (una convincente Monica Barbaro), con cui Dylan ha condiviso musica e passione.
Il film non si limita a ritrarre gli anni formativi di Dylan, ma conduce lo spettatore fino al momento cruciale della sua carriera: il controverso concerto al Newport Folk Festival del 1965, in cui Bob abbandona il folk tradizionale per abbracciare il suono elettrico di Highway 61 Revisited. È qui che si consuma il tradimento agli occhi dei suoi seguaci più puristi, con Pete Seeger che, secondo la leggenda, cerca persino di tagliare i cavi degli amplificatori. Ma è anche il momento in cui Dylan si emancipa dalle aspettative del pubblico per abbracciare la propria visione artistica.
Chalamet, che canta e suona dal vivo, cattura ogni sfumatura del giovane Dylan, dal timido ragazzo con la chitarra al poeta ribelle che sfida il mondo. La sua performance è illuminata da una colonna sonora che include classici come The Times They Are A-Changin’ e Like a Rolling Stone, accanto a gemme meno note, ricreando l’atmosfera di un’epoca in fermento.
“A Complete Unknown” non è solo un film su Bob Dylan, ma una riflessione sulla libertà artistica e personale. Mangold utilizza il linguaggio del cinema per restituire la potenza della musica, abbozzando figure e paesaggi che lasciano spazio al mito. Non c’è bisogno di risolvere l’enigma Dylan; basta lasciarsi trasportare dal suo viaggio, in bilico tra il contingente e l’eterno.
In un mondo ossessionato dal consenso, dal bisogno di essere sempre visibili e approvati, il Dylan di Mangold ci offre un messaggio potente: la libertà di seguire la propria strada, anche quando significa andare controcorrente. Un invito, per il pubblico di oggi, a chiedersi se i tempi non stiano cambiando anche per noi.
Alberto Leali