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Marcello Lippi è sicuramente un simbolo del calcio italiano, uno tra gli allenatori più vincenti al mondo. Viareggino, nato il 12 aprile del 1948, il suo ciclo alla Juventus, allenata due volte tra la metà degli anni Novanta e i primi del Duemila, è stato uno dei più menorabili di sempre, chiuso con cinque scudetti e la Champions del 1996. Ma se a lui sono legati alcuni dei nostri ricordi più belli è per l’impresa al Mondiale di Germania del 2006, vinto con la Nazionale azzurra.
Adesso vinco io, documentario diretto da Herbert Simone Paragnani e Paolo Geremei, ripercorre la storia di Marcello Lippi, non solo attraverso i molti successi sportivi, ma indagando l’essenza dietro la superficie, ovvero l’uomo e il padre prima ancora dell’allenatore.
Se, infatti, tutti conoscono le sue straordinarie imprese in ambito calcistico, molto poco si sa dell’uomo che si cela dietro al fumo del suo iconico sigaro. In tal senso, il documentario riesce a inserire nel racconto la parte emotiva senza sacrificare quella calcistica, creando un equilibrio tutt’altro che semplice.
Adesso vinco io ha un approccio classico, ma è efficace nel raccontare un Lippi diverso, un uomo che parla della propria famiglia, dei suoi figli, del suo rapporto con loro.
Oltre, infatti, alle testimonianze di calciatori e collaboratori, il film risulta interessante proprio per il racconto della dimensione privata dell’allenatore, ad opera della moglie Simonetta e dei figli Stefania e Davide.
Non a caso, lo stesso Lippi rivela, durante conferenza stampa di presentazione del film, che i momenti che ha trovato più emozionanti sono proprio quelli riguardanti la sua famiglia.
“Marcello è un uomo vero ed onesto, oltre che un allenatore che ha compiuto imprese indimenticabili – racconta il regista Herbert Simone Paragnani, anche sceneggiatore e produttore On Production – Ancora oggi non mi spiego molte delle sue geniali intuizioni, ma ho sempre pensato fosse un uomo speciale, tant’è che riesce persino a vincere in Cina”.
“Ho allenato grandi calciatori e grandi uomini – racconta Lippi – Le mie vittorie sono merito loro. Penso, infatti, che il mio talento sia stato proprio quello di aver fatto esprimere al meglio i grandi giocatori che avevo a disposizione. In generale, comunque, penso che ogni periodo storico abbia i suoi validi calciatori. Ritengo, inoltre, inutile fare paragoni fra loro: pensiamo, ad esempio, a Messi e Zidane, entrambi campioni, ma che hanno segnato due epoche diverse. Non mi piace giudicare il lavoro degli altri allenatori, né dare consigli. Se devo pensare al periodo più importante della mia carriera ovviamente la mente va alla Juventus, con cui abbiamo ottenuto grandi risultati”.
Alberto Leali