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Chi avrebbe mai pensato che uno dei più celebri esponenti del cinema surrealista sarebbe stato il protagonista di un film d’animazione? Buñuel – Nel labirinto delle tartarughe di Salvador Simó, premiato ai Goya e agli European Film Awards, racconta di come il maestro spagnolo giunse alla realizzazione del suo terzo film, Las Hurdes, dopo lo scandalo del surrealista L’âge d’or.
Il capolavoro del 1932 è un documentario su un’area della penisola iberica totalmente abbandonata dal governo e in preda, quindi, alla miseria, all’arretratezza e alle malattie. Una testimonianza autentica e scioccante, sgradita alla giovane Repubblica spagnola, che censurò il film immediatamente, ma lo rimise in circolazione all’inizio della guerra civile come strumento di propaganda contro Franco.
La docu-animation-fiction di Simó, basata sul romanzo grafico di Fermín Solís, è un’opera coraggiosa e bellissima, che ci ricorda come il cinema abbia il potere di scuotere le coscienze e come un capolavoro nasca dalla tenacia del suo autore, ma anche dall’inevitabile confronto con i suoi demoni interiori.
Buñuel – Nel labirinto delle tartarughe è ammirevole non solo per la minuziosa ricostruzione delle fasi di ripresa di Las Hurdes, ma soprattutto per l’intensa e affatto edulcorata descrizione del suo protagonista.
Scomodo, rabbioso, spietato, appassionato, anticlericale: Buñuel rivive sullo schermo con tutte le sue contraddizioni, ossessioni e fragilità. Fedele al rigore storico, Simó non fa sconti, mettendoci di fronte a un uomo segnato dal dolore infantile e tormentato da sogni e allucinazioni, ma soprattutto alla ricerca del senso più profondo dell’arte e della vita. Riflette, così, su una questione tutt’oggi spinosa: il contrasto tra l’utilità sociale di un’opera e la fascinazione per la violenza che scaturisce dalla volontà di mostrare il vero ad ogni costo.
Ma tra i meriti della pellicola di Simó c’è anche quello di riportare alla luce il fondamentale ruolo che per Las Hurdes ebbe il produttore Ramón Acín, fucilato dal regime franchista ed escluso dai crediti del film a causa delle sue posizioni anarchiche. Un uomo fermamente convinto che l’arte potesse cambiare il mondo, e che, per questa ragione, utilizzava gli introiti delle sue opere per attività filantropiche, dando sostegno a cineasti, come Buñuel, che non temevano di mettersi in gioco.
Stilizzata ed essenziale, l’animazione di Buñuel – Nel labirinto delle tartarughe lascia spazio alle vere sequenze di Las Hurdes, incastonando, così, con sorprendente efficacia, il documentario originale all’interno della pellicola.
Alberto Leali