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Dopo anni di attesa e numerosi tentativi poco fortunati, la Prima Famiglia Marvel fa finalmente il suo debutto ufficiale nel Marvel Cinematic Universe. E lo fa caricandosi sulle spalle un fardello non da poco: rilanciare un franchise che, dalla conclusione della Fase 3 in poi, ha perso compattezza e soprattutto appeal al botteghino. I Fantastici 4: Gli Inizi si assume questa responsabilità e, pur non essendo il film che rivoluzionerà tutto, riesce a segnare un passo in avanti concreto e incoraggiante.
Come accaduto per Spider-Man, anche in questo caso si rinuncia alla classica origin story: i quattro protagonisti hanno già acquisito i poteri e sono noti al mondo. Tuttavia, una trasmissione televisiva che celebra il quarto anniversario della missione spaziale che ha cambiato le loro vite ci offre il giusto contesto, senza appesantire il ritmo. Il film riesce così a dare al pubblico le informazioni necessarie per comprendere chi siano Reed, Sue, Johnny e Ben, evitando lungaggini narrative ma restituendo spessore ai personaggi.
L’ambientazione è uno dei tratti distintivi dell’opera: una versione alternativa degli anni ’60, colorata e rétro-futuristica, che conferisce personalità e stile all’intero film. Un mondo affascinante e riconoscibile, dove i Fantastici 4 sono già figure pubbliche amate e rispettate.
La minaccia principale è di proporzioni cosmiche: Galactus, il Divoratore di Mondi, si avvicina alla Terra per nutrirsene. Al suo fianco, la Silver Surfer – reinterpretata in chiave femminile da una magnetica Julia Garner nel ruolo di Shalla-Bal – annuncia l’imminente catastrofe. Ma ciò che rende la narrazione interessante non è solo il pericolo globale, quanto il dilemma etico al centro della trama: per salvare il pianeta, Galactus pretende un sacrificio personale, il neonato figlio di Reed Richards e Sue Storm, Franklin. Un conflitto morale che va ben oltre il solito schema “bene contro male” e che rende la posta in gioco umanamente coinvolgente.
Il vero cuore pulsante del film, però, è il cast. Pedro Pascal tratteggia un Reed Richards razionale ma vulnerabile, diviso tra il genio scientifico e le emozioni di un padre. Vanessa Kirby è la rivelazione: la sua Sue Storm è determinata, empatica, centrale in ogni dinamica del gruppo. Joseph Quinn dà a Johnny Storm una leggerezza credibile, mai caricaturale, mentre Ebon Moss-Bachrach nei panni di Ben Grimm è solido e ironico, sebbene penalizzato da una caratterizzazione meno profonda rispetto agli altri membri del team.
Ciò che davvero funziona è la chimica tra i protagonisti. I quattro attori riescono a rendere autentico il senso di famiglia e appartenenza che da sempre definisce i Fantastici 4. La loro unione è il motore emotivo del film e rende credibile il loro impatto nel mondo fittizio in cui si muovono, così come nel cuore degli spettatori.
I Fantastici 4: Gli Inizi non punta a essere un nuovo inizio roboante, né un capitolo epico da cui si diramano dieci spin-off. È un film contenuto, accessibile, pensato anche per chi si è perso tra le infinite linee narrative del MCU. Non serve aver visto tutto, ricordare date e personaggi. È un’opera autosufficiente che, finalmente, riporta l’attenzione sulla riuscita di un singolo film piuttosto che su un universo narrativo in continua espansione.
La regia di Matt Shakman privilegia il tono intimo, familiare, senza rinunciare all’azione ma concentrandosi sull’emozione. Non tutto è perfetto: alcune scene con Silver Surfer sono visivamente meno riuscite, e il taglio di personaggi secondari – come quello interpretato da John Malkovich – si fa sentire. Ma il bilancio complessivo è positivo, grazie a una scrittura intelligente che evita orpelli inutili e mantiene l’attenzione sulle scelte e sui rapporti tra i protagonisti.
Interessante il parallelo tra la gravidanza di Sue e l’arrivo di Galactus: un’alternanza tra creazione e distruzione che dà una chiave di lettura simbolica all’intera vicenda. Julia Garner è affascinante nei panni della Silver Surfer, ma il suo personaggio resta sottoutilizzato: avrebbe potuto incarnare un tema centrale, il conflitto tra dovere e compassione, ma viene relegata a un ruolo troppo marginale rispetto al potenziale.
Visivamente, il film è più che soddisfacente. Il design rétro, unito a una resa estetica ispirata ai fumetti, funziona. Galactus è imponente, fedele alla sua controparte cartacea, e la sua presenza domina le sequenze clou con forza e maestosità. Il film riesce a bilanciare l’epicità cosmica con momenti di vita quotidiana e riflessione personale, creando un equilibrio raro per un cinecomic odierno.
La dinamica tra i personaggi è uno dei punti di forza: le relazioni tra Johnny e Ben regalano momenti di leggerezza riusciti, mentre il legame tra Reed e Sue è il vero asse portante emotivo del film. Johnny ha anche un ruolo più attivo nella trama, grazie al rapporto – interessante ma da approfondire – con Silver Surfer. Alcune sue azioni verso la fine richiedono una forte sospensione dell’incredulità, ma rientrano nella logica del genere.
Il film non rinuncia alle scene post-credit, due in totale: una anticipa l’arrivo del Dottor Destino (Robert Downey Jr., pronto a reinventarsi in questa nuova veste), l’altra suggerisce l’imminente apertura verso il multiverso, gettando le basi per i prossimi crossover.
In definitiva, I Fantastici 4: Gli Inizi non è il film che stravolgerà l’MCU, né quello che tutti aspettavano come “l’evento dell’anno”. Ma è un’opera solida, sincera, pensata con intelligenza e cuore. Non fa promesse impossibili, ma pianta semi che potrebbero germogliare in qualcosa di davvero grande. In un panorama affaticato da eccessi e complessità, la semplicità può essere la chiave per ripartire. E questa famiglia di eroi sembra pronta a guidare il cambiamento.
Maria Grande