Presentato in anteprima all’82ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, sarà distribuito nelle sale cinematografiche italiane dalla PiperFilm a partire dal 15 gennaio 2026
Presentato come film d’apertura della Mostra del Cinema di Venezia 2025, La Grazia segna il ritorno in grande stile di Paolo Sorrentino, che ispirato da un caso reale – il presidente Mattarella concesse la grazia a un uomo che aveva ucciso la moglie malata di Alzheimer – costruisce un personaggio composito, che incarna il dubbio come scelta morale profonda.
Un Presidente della Repubblica (Toni Servillo), ormai a fine mandato, si trova davanti a decisioni che mettono alla prova la sua coscienza: firmare una legge sull’eutanasia e valutare due richieste di grazia legate a casi di omicidio controversi. Diviso tra dovere istituzionale e sensibilità personale, l’uomo affronta il peso del dubbio, sostenuto e provocato dal rapporto con la figlia e da incontri che oscillano tra gravità e leggerezza.
Pur mantenendo la sua cifra visiva, Paolo Sorrentino mette da parte i barocchismi che lo hanno reso celebre per inseguire qualcosa di più intimo e universale: la fragilità del potere. Un potere silenzioso, consumato dalle notti insonni.
La grazia è un film sul dubbio, e sul coraggio che serve a non mascherarlo con false certezze. Il cuore della storia si muove tra le stanze sobrie del Quirinale e i silenzi domestici di un padre che, nell’ascoltare la propria figlia (Anna Ferzetti), comprende che le decisioni non sono mai soltanto istituzionali, ma anche intime, private, umanissime.
A sorprendere è sicuramente il tono: un Sorrentino meno esteta e più filosofo, che non rinuncia a lampi di ironia surreale (un papa di colore in scooter, un improbabile rap imparato con curiosità senile, una critica d’arte dalla lingua stupendamente tagliente), ma li dosa con la misura di chi sa che il sorriso è necessario solo per respirare meglio nel mezzo della tragedia.
La Grazia è un film denso e misurato, capace di commuovere, far riflettere e far sorridere con intelligenza. Un’opera che ci lascia nel dubbio e che segna un nuovo livello nella poetica del regista, rendendo onore a un cinema che sa interrogare e affascinare.
Federica Rizzo