Nel cast anche Lorenzo Cervasio, Maurizio Lombardi, Thekla Reuten, Julia Piaton, Filippo Nigro e Bernhard Schütz. La serie è diretta da Arnaldo Catinari ed è disponibile in esclusiva su Prime Video dal 10 ottobre
Sono disponibili su Prime Video i sei episodi che compongono l’intera stagione di Citadel: Diana, la serie spin-off dell’universo creato dai fratelli Russo, Citadel appunto, che aveva fatto il suo debutto con la serie madre e con protagonisti Richard Madden e Priyanka jones, nell’aprile dello scorso anno.
Storie differenti, ambientate in luoghi diversi – arriverà successivamente Citadel – Honey Bunny, indiana – collegate alla medesima macro storia: una grande agenzia di spionaggio, Citadel, che, nel tentativo di smantellare un’agenzia che vorrebbe controllare il mondo, Manticore, è stata quasi annientata. Otto anni dopo, diverse cellule cercano di rimettere in piedi l’agenzia e continuare la lotta. A unire tutte le serie è un’arma: un oggetto di cui tutti parlano e che tutti vogliono.
Citadel: Diana si svolge in una Milano distopica e del prossimo futuro (2030): il Duomo è mezzo distrutto e lo Stato sta per liberalizzare il commercio di armi. La libertà, quindi, non è più un diritto e regna sovrano il sospetto.
Diana (Matilda De Angelis) è un’agente Citadel sotto copertura a Manticore Italia, componente italiana di un’alleanza europea con Francia e Germania, controllata dalla famiglia Zani che produce armi ipertecnologiche. Obiettivo di Diana è uscire fuori da Manticore e, per farlo, decide di fidarsi di Edo Zani (Lorenzo Cervasio), figlio di Ettore Zaini (Maurizio Lombardi), leader di Manticore Italia.
Seguendo la struttura narrativa del suo predecessore, Citadel: Diana si serve di una serie di flashback, forse troppi, per saltare avanti e indietro nel tempo, tra presente e passato. La sensazione immediata, a partire dal pilot, è che questa scelta finisca per frammentare la narrazione, aggiungendo troppi elementi che, almeno all’inizio, confondono lo spettatore.
Matilda De Angelis si cala bene nei panni dell’eroina protagonista e risulta credibile anche nelle scene action; menzione speciale al “cattivo” Maurizio Lombardi, un mix perfetto tra un manager nostrano e un villain american style.
Va detto, infine, che la serie è pienamente italiana, soprattutto nei contenuti e nella voglia di approfondire i personaggi, ed è proprio questo il suo principale punto di forza. Estraniante, invece, è l’action “all’americana”, ovvero la parte più propriamente da spy story, che non sembra fondersi bene con le intenzioni originali.
Federica Rizzo