Al cinema dal 27 agosto distribuito da The Walt Disney Company Italia
Rimettere mano a un cult come La guerra dei Roses, già di per sé impresa rischiosa, assume contorni ancora più audaci se si sceglie non il remake pedissequo, ma una reinterpretazione radicale che sposta tono, contesto e prospettiva.
I Roses, diretto da Jay Roach e sceneggiato da Tony McNamara, non è semplicemente un aggiornamento del celebre film del 1989 tratto dal romanzo di Warren Adler, ma un’operazione di riscrittura profonda che destruttura l’originale con piglio corrosivo e tagliente humour britannico.
Il film si apre con una scena memorabile che ne definisce immediatamente lo spirito: due coniugi in terapia, Theo e Ivy, interpretati da Benedict Cumberbatch e Olivia Colman, si scambiano frecciate con una precisione chirurgica tale da far alzare bandiera bianca alla loro stessa psicoterapeuta. Quello che inizia come una seduta sembra una farsa, ma si rivela un meccanismo narrativo efficace che innesca un lungo flashback e fornisce la chiave di lettura di questo scontro di personalità.
La coppia, lui architetto ambizioso, lei cuoca creativa, si trasferisce dalla madrepatria britannica alla California per rincorrere un sogno americano che sembra a portata di mano. Ma il successo cambia pelle: la rovina pubblica di Theo, a seguito del crollo della sua ultima creazione, avviene in contemporanea con l’ascesa inarrestabile del ristorante di Ivy, diventato improvvisamente popolare. Da qui, il ribaltamento dei ruoli è inevitabile e con esso la progressiva disgregazione della coppia.
McNamara costruisce una sceneggiatura in cui il conflitto coniugale diventa arena di tensioni culturali, di scontri di ego e di un confronto costante tra identità, classe sociale, ambizioni personali e aspettative del mondo esterno. Non più solo una satira del matrimonio borghese, ma un’esplorazione del peso che la società contemporanea, ipercompetitiva e mediatizzata, impone alle relazioni.
L’umorismo graffiante si accompagna a un’analisi impietosa delle dinamiche di potere, delle fragilità emotive e della trasformazione dell’amore in arma contundente.
Roach, da parte sua, dosa con abilità i registri della commedia nera, della farsa sofisticata e del dramma relazionale, accentuando la verbosità affilata dello script e lasciando esplodere la fisicità solo nella parte finale, quando lo scontro verbale cede il passo al corpo a corpo.
Cumberbatch e Colman, entrambi in stato di grazia, giocano abilmente con i toni, alternando sarcasmo, frustrazione, disperazione e crudeltà, regalando una prova attoriale di straordinaria energia.
Il film rifugge qualsiasi tentazione conciliatoria e smonta con eleganza e ferocia le convenzioni della commedia romantica, consegnando un’opera che è sì grottesca e sopra le righe, ma anche lucida nel rappresentare le crepe profonde che il nostro tempo apre nella sfera affettiva.
I Roses è una dark comedy che affonda il coltello dove fa più male, mostrando come l’apparenza della perfezione possa nascondere un campo minato di rancori, fallimenti e verità indicibili. Un film che diverte, disturba e interroga, con un’ironia che non chiede scusa e una visione spietata delle relazioni umane.
Ilaria Berlingeri