Vincitore per la migliore sceneggiatura a Venezia 81, per Fernanda Torres come migliore attrice drammatica ai Golden Globe e candidato a 3 Premi Oscar (tra cui miglior film, attrice e film internazionale), arriva al cinema dal 30 gennaio con BIM Distribuzione
Rio de Janeiro, 1971: il Brasile vive nella morsa della dittatura militare. La famiglia Paiva si sforza in tutti i modi di resistere al clima di oppressione che aleggia sul paese, ma un giorno si ritrova vittima di un’azione violenta e arbitraria da parte del governo. Eunice (Fernanda Torres) resta d’improvviso senza suo marito Rubens (Selton Mello), ex deputato del Partito laburista brasiliano: sola e con cinque figli di cui occuparsi, è costretta a reinventarsi per proteggere i suoi cari e disegnare un futuro diverso da quello che la società le prospetta.
Tratto dal romanzo del figlio di un desaparecido durante la dittatura militare, Io sono ancora qui, diretto da Walter Salles, ripercorre una delle pagine più buie della storia del Brasile, attraverso una vicenda tanto dolorosa quanto intima e commovente. Una storia vera, riguardante la famiglia Paiva, a cui Salles è legato da amicizia, che riflette la tragedia dei desaparecidos inquadrando però i congiunti, ovvero coloro che rimangono.
Walter Salles – assente dal grande schermo da 12 anni – sceglie il punto di vista della famiglia Paiva, per catapultarci nella loro quotidianità e donarci un ritratto di toccante umanità.
Il cinema di Salles è sensibile, misurato, mai urlato e agiografico. Fernanda Torres ci regala un’interpretazione straordinaria, incarnando il ruolo di una madre coraggio che, dopo la tragedia, è capace di rialzarsi e reinventarsi, con una nuova consapevolezza. Una donna che deve ricostruire i cocci di una famiglia mutilata, anteponendo la serenità dei figli al proprio dolore e che, a dispetto della brutalità di un contesto politico oppressivo ed ingiusto, si staglia al di sopra dei soprusi e della prevaricazione, rivendicando una dignità che nessuna dittatura è in grado di scalfire.
Attorno a lei, si muove un microcosmo familiare di adolescenti e bambini, tutti bravissimi, che Salles dipinge con grandi abilità ed empatia. E quando, al termine delle oltre due ore di durata, scorrono i titoli di coda e vediamo sfilare le fotografie dei reali protagonisti di questa vicenda è davvero difficile trattenere le lacrime.
Perchè quello di Salles non è solo un atto di amore verso il suo Paese, ma anche un monito universale contro le ingiustizie e le barbarie.
Paola Canali