Al cinema dal 5 giugno con Lucky Red
Con L’amore che non muore, Gilles Lellouche firma il suo film più ambizioso, viscerale e disordinato. Un’opera che esplode come un cuore in subbuglio, satura di immagini, suoni, passioni e derive. Dopo il successo di 7 uomini a mollo, il regista francese cambia completamente rotta e si lancia in un turbine narrativo che mescola cinema romantico, crime, musical e melodramma, adattando liberamente il romanzo Jackie Loves Johnser OK? di Neville Thompson.
Ambientato tra la provincia operaia del nord della Francia e i sogni sbiaditi degli anni ’80, il film racconta la storia di Jackie e Clotaire, due adolescenti agli antipodi uniti da un amore travolgente e impossibile da spegnere. Lei, figlia di un padre premuroso e orfana di madre, è brillante e determinata. Lui, cresciuto in una famiglia numerosa e caotica, ha abbandonato presto la scuola e si è lasciato attirare dai margini della legalità. Insieme, si muovono su un motorino verso un destino già segnato: l’amore adolescenziale li trascina via con una forza incontrollabile, fino al tragico errore che condurrà Clotaire in prigione per un crimine che non ha commesso.
Dieci anni dopo, con il corpo e lo spirito segnati, Clotaire esce di galera con un solo obiettivo: ritrovare Jackie, che nel frattempo ha scelto una vita stabile e un marito ben inserito nel sistema. Ma L’amore che non muore è appunto questo: la cronaca di un sentimento che, pur costretto ai margini, resiste a tutto – al tempo, alla distanza, alla realtà.
Lellouche costruisce un film scomposto e generoso, un affresco frenetico che alterna momenti lirici a esplosioni di violenza, coreografie pop a scontri brutali. La regia è ipercinetica: il montaggio frantumato, le carrellate nervose, le inquadrature sghembe sono tutte scelte che riflettono l’agitazione interiore dei protagonisti. Non c’è quiete né misura, e forse non serve. Perché questa è una storia che vive di eccessi, di slanci emotivi e di ferite aperte.
François Civil e Adèle Exarchopoulos, nei panni dei protagonisti adulti, sono intensi, sensuali e completamente immersi nei loro ruoli. Lui è un corpo in perenne tensione, una bomba pronta a esplodere; lei un prisma emotivo, capace di raccontare un mondo intero in un solo sguardo. Ma è nei giovani interpreti Mallory Wanecque e Malik Frikah – splendidi nei ruoli degli adolescenti Jackie e Clotaire – che il film trova la sua verità più pura: un’energia incontrollata che sa di vita, di strada, di errori e sogni infranti.
Sì, L’amore che non muore è un film caotico, a tratti sbilanciato, spesso sopra le righe. Ma dietro questo eccesso si nasconde un’autenticità rara. Le scene si rincorrono, i generi si accavallano, ma tutto ruota attorno a una sola, incrollabile certezza: quell’amore giovanile, assoluto, a cui nulla può resistere. La colonna sonora, carica di hit anni ’80, non è solo un sottofondo nostalgico ma la vera anima del racconto: la cassetta con le iniziali “J & C” è un archivio emotivo, una reliquia che contiene tutto ciò che i due hanno vissuto e perduto.
Nelle sue quasi tre ore di durata, il film brucia tutto: tempo, spazio, logica. Si getta a capofitto nella passione con un’urgenza che disarma. Sbaglia, inciampa, si rialza. E proprio in questa imperfezione, in questa fame di racconto, trova la sua forza.
Lellouche non cerca il minimalismo, anzi lo rifugge. Preferisce l’epica dei sentimenti, il barocco visivo, l’azione che si fa metafora di sopravvivenza. Alcune sequenze sono memorabili – come il licenziamento sotto la pioggia, che diventa dichiarazione d’amore – altre sono meno centrate, ma tutte sono sincere.
L’amore che non muore è una sorta di West Side Story post-industriale, sporco e struggente, in cui l’amore si scontra con il determinismo sociale, la prigione con la speranza, la nostalgia con la realtà. E quando tutto sembra perduto, arriva il tempo del riscatto, forse piccolo, forse tardivo, ma necessario.
Alla fine, si esce dalla sala storditi ma toccati. Perché, nonostante tutto, è impossibile non lasciarsi coinvolgere dalla generosità emotiva di un film che ha il coraggio di mettersi a nudo e gridare al mondo che l’amore, quello vero, non muore mai.
Paola Canali