In concorso al Festival di Cannes 2024 e candidato come miglior film internazionale agli Oscar 2025, arriva in streaming in esclusiva su MUBI dal 24 gennaio
Una discesa negli abissi dell’umanità attraverso le lenti deformate del cinema espressionista. The Girl with the Needle, terzo lungometraggio del regista svedese Magnus von Horn, evoca le atmosfere di quel periodo sia a livello narrativo che visivo.
La trama, basata su una vicenda realmente accaduta che sconvolse la Danimarca nel 1918, si sviluppa a Copenhagen durante la fine della Prima guerra mondiale e segue la tragica storia di Karoline (Vic Carmen Sonne). Giovane operaia, Karoline viene prima sfrattata, poi abbandonata incinta dal proprietario della fabbrica dove lavorava. E tutto ciò dopo aver lasciato il marito, creduto morto in guerra, ma tornato sfigurato. La disperazione spinge la donna a desiderare un aborto. La sua vita cambia radicalmente dopo l’incontro con Dagmara (Trine Dyrholm), una donna carismatica che gestisce un giro di adozioni clandestine. Dagmara le promette di affidare il neonato a una famiglia benestante e le offre un lavoro come balia, ma Karoline ignora il terribile segreto che si cela dietro le attività della donna.
The Girl with the Needle ha nell’estetica il suo più evidente punto di forza: lo si capisce subito dall’incipit, dominato da primi piani su volti spezzati e scomposti su sfondi scuri, che ricorda un esperimento di videoarte, con l’illuminazione che modella e frammenta i lineamenti. La fotografia in bianco e nero, ricca di profondità espressiva, evoca il cinema muto e richiama i lavori di Pawel Pawlikowski (Ida, Cold War), mentre la composizione geometrica e precisa delle inquadrature si avvicina all’estetica di Ruben Östlund.
Le ottime interpretazioni di Vic Carmen Sonne, già apprezzata in Godland, e Trine Dyrholm, attrice di punta del cinema danese, disegnano il rapporto tra Karoline e Dagmara: un misto di attrazione, dipendenza e paura, che rappresenta il fulcro emotivo del film. Tuttavia, la tensione e il lato macabro della storia restano spesso congelati, sacrificati in favore di una cura estetica che predomina sull’impatto narrativo. Scene potenzialmente intense, come il marito di Karoline che si toglie la maschera o la visita a casa della madre del padrone della fabbrica, perdono parte della loro forza emotiva proprio per questa scelta stilistica.
Von Horn costruisce un’opera formalmente impeccabile, ma il suo approccio accademico rischia di smorzare l’impatto emotivo e la crudezza della vicenda. Il rigore stilistico, sebbene affascinante, diventa a tratti una barriera, impedendo al film di esplorare a fondo l’oscurità che avrebbe potuto permeare alcune sequenze. The Girl with the Needle è senza dubbio un lavoro ambizioso, in cui il talento visivo del regista si manifesta con forza, ma che avrebbe beneficiato di una maggiore intensità narrativa per completare il suo viaggio nell’inferno umano.
Alberto Leali