Gianfranco Rosi ha ricevuto il Leone d’Oro con Sacro GRA
Venezia e il cinema italiano: dieci anni senza Leone d’Oro
Dieci anni. Tanto è passato dall’ultimo trionfo italiano alla Mostra del Cinema di Venezia, quando nel 2013 Gianfranco Rosi con il suo “Sacro GRA” conquistò il Leone d’Oro.
Un successo che allora sembrava aprire un nuovo capitolo per il nostro cinema d’autore, ma che a posteriori appare come un’eccezione più che l’inizio di una stagione. Da allora, nessun film italiano è riuscito a imporsi come miglior film.
Venezia 82, Un festival che guarda oltre i confini
Venezia negli ultimi anni ha accentuato la sua vocazione internazionale. La direzione artistica ha puntato a rendere il Lido un laboratorio globale, capace di lanciare film destinati alla corsa agli Oscar o di dare spazio a cinematografie emergenti dall’Asia e dall’America Latina. In questo scenario, il cinema italiano, pur sempre rappresentato con due o tre titoli in concorso, sembra svolgere più un ruolo di presenza “obbligata” che di reale competitor per il premio massimo.
Venezia 82 I limiti del cinema italiano
Il problema non è solo di posizionamento. Il cinema italiano sconta una certa autoreferenzialità, spesso chiuso su temi intimi o familiari, con uno sguardo più domestico che universale. Laddove altre cinematografie riescono a trasformare il racconto locale in parabola globale – basti pensare ai successi di autori coreani o latinoamericani – le opere italiane faticano a superare la dimensione nazionale.
C’è poi un nodo produttivo: budget limitati, difficoltà distributive, e un sistema che raramente osa sul piano della sperimentazione visiva e narrativa. Non è un caso che i registi italiani più riconosciuti all’estero – da Guadagnino a Sorrentino – abbiano spesso lavorato in contesti internazionali o con produzioni straniere.
Riconoscimenti mancati o trasformati
Non mancano i premi collaterali, gli applausi della critica e i riconoscimenti ai singoli interpreti.
Ma il Leone d’Oro, simbolo di consacrazione definitiva, sembra sfuggire. Forse per una scelta precisa della giuria, che preferisce evitare accuse di campanilismo, forse perché i film italiani, pur solidi, raramente riescono a imporsi con la forza dirompente necessaria.
Venezia 82, Un futuro possibile
Resta da capire se si tratti di un’occasione storica mancata o di un ciclo destinato a chiudersi. I segnali di vitalità ci sono: nuove generazioni di autori (Rohrwacher, Marcello, Frammartino) e l’apporto delle piattaforme digitali stanno ridando ossigeno a una filiera in cerca di identità. Ma per tornare sul podio servirà un’opera capace di parlare al mondo intero, senza rinunciare alla propria radice italiana.
Fino ad allora, il Leone d’Oro continuerà a ruggire in altre lingue.