Nelle sale italiane distribuito da Lucky Red
Vincitore del Leone D’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia, Father Mother Sister Brother di Jim Jarmusch è un ritratto in tre atti delle dinamiche familiari attraverso luoghi e generazioni diverse: in New Jersey, due fratelli si confrontano sul peso di un padre eccentrico; a Dublino, due sorelle si ritrovano per un tè carico di tensioni e rimpianti; a Parigi, due gemelli affrontano l’eredità dei genitori defunti tra ricordi e silenzi. Attraverso gesti minimi, dialoghi rarefatti e inquadrature meditate, il film esplora i legami invisibili che uniscono e separano le famiglie.
Jim Jarmusch firma un’opera che è al contempo delicata e rigorosa, una riflessione sulle relazioni familiari che evita ogni forma di dramma plateale. Il film esplora i legami tra fratelli, sorelle e genitori attraverso gesti minimi, silenzi sospesi e dialoghi rarefatti. In ogni segmento, il quotidiano diventa terreno di osservazione poetica: una tazza di tè, uno sguardo sfuggente, un oggetto lasciato sul tavolo raccontano più di mille parole.
Confermando il suo talento nel trasformare il quotidiano in materia poetica, il regista spinge, però, la sua estetica minimalista fino a livelli che rischiano di alienare lo spettatore. Questa scelta estrema di lentezza rende la narrazione frammentata e poco accessibile: manca un vero filo conduttore e molte scene sembrano sospese senza scopo evidente.
Anche i personaggi, pur interpretati da un cast di grande calibro — tra cui Tom Waits, Adam Driver, Cate Blanchett e Charlotte Rampling — restano in gran parte archetipi. Il ritmo, costantemente lento e meditativo, si accompagna a una tensione narrativa minima, facendo percepire l’opera più come esercizio stilistico che come dramma familiare coinvolgente.
Father Mother Sister Brother è, dunque, un film che rischia di risultare freddo e poco coinvolgente per chi cerca emozione immediata o quantomeno uno sviluppo narrativo.
Federica Rizzo