Pierre è un giovane allevatore di mucche da latte, legato anima e corpo alla sua terra e ai suoi animali. Ma il futuro dell’azienda di famiglia è messo in pericolo dalla diffusione in Francia di un’epidemia vaccina, che colpisce anche uno dei suoi animali. L’uomo, però, non vuole rassegnarsi a perdere tutta la sua mandria e quello che negli anni ha faticosamente e amorevolmente costruito. Tenterà l’impossibile, anche a costo di agire ai margini della legalità.
Hubert Charuel, che conosce bene la materia che tratta nel suo primo lungometraggio, realizza un’opera sincera e piena di suspense sul quotidiano di un contadino pronto a tutto pur di salvare la sua mandria minacciata da un’epidemia.
Il bellissimo Petit Paysan si svolge nella fattoria di famiglia di Charuel nei pressi di Reims, che il regista popola di attori professionisti, a cominciare dall’eccellente protagonista Swann Arlaud, e di gente del posto. Dipinge, così, un intenso e preciso ritratto di vita della provincia francese, ponendo al centro un giovane eroe che consacra l’esistenza al suo mestiere e ai suoi animali, coniugando senso del dovere e sentimento.
Charuel sottolinea il profondo legame affettivo tra il protagonista e le sue bestie, esplicitato sin dall’onirico e splendido incipit, in cui Pierre si alza dal letto circondato dalle mucche, facendo fatica a districarsi tra i loro corpi ingombranti. La sua filosofia di lavoro è, infatti, accudire i suoi animali in modo rispettoso, dando priorità al loro benessere e alla bontà del prodotto, piuttosto che alla quantità della resa.
Ma Petit Paysan è anche la delicata analisi della solitudine e della frustrazione di un uomo, che rischia di vedere distrutto tutto ciò che ha costruito e a cui ha dedicato tutto se stesso. Un uomo che per assecondare la sua vocazione ha scelto di mettere da parte gli amici, la famiglia e le gioie della gioventù (tenera, a tal proposito, è la sua ritrosia nei confronti delle fin troppo palesi attenzioni della panettiera con cui sua madre vorrebbe vederlo ammogliato).
Charuel tiene in sapiente equilibrio il realismo delle parti documentaristiche (vedasi la scena della nascita del vitello) con la tensione di quelle da thriller, facendo emergere anche importanti riflessioni etiche e sociologiche. In un mondo rurale in cui si mescolano e contrappongono modernità e tradizione, Pierre resta fedele alla seconda, votandosi al rispetto della natura e degli esseri viventi, piuttosto che a un progresso che non sempre è sinonimo di miglioramento. Ma vedasi anche la critica a delle istituzioni non sempre attente ai bisogni degli allevatori, che, se malauguratamente colpiti dalla sventura di un’epidemia, vedono promettersi rimborsi e incentivi, ma nel frattempo non sanno come tirare avanti.
Petit Paysan è un film prezioso e imperdibile, che riesce ad emozionare e a toccare il cuore, mettendo in scena tutta la forza di sentimenti incondizionati. 3 Premi César: Miglior opera prima, miglior attore protagonista e miglior attrice non protagonista (Sara Girardeau).
Roberto Puntato