Al cinema dal 13 febbraio distribuito da Eagle Pictures
September 5, terzo lungometraggio del regista svizzero Tim Fehlbaum, è un avvincente thriller storico che ricostruisce con estrema precisione il drammatico sequestro degli atleti israeliani durante le Olimpiadi di Monaco del 1972. Il film, presentato in anteprima mondiale alla Mostra del Cinema di Venezia e candidato ai Golden Globe come miglior film drammatico, si distingue per la sua prospettiva inedita: la narrazione degli eventi attraverso gli occhi della troupe giornalistica della rete televisiva americana ABC, testimone diretta della tragedia.
A guidare la storia è Geoffrey Mason, interpretato da John Magaro, un giovane produttore sportivo determinato a dimostrare il proprio valore al leggendario Roone Arledge (Peter Sarsgaard). Quella che avrebbe dovuto essere una semplice copertura delle competizioni si trasforma in una sfida etica senza precedenti: raccontare in diretta un dramma che si svolge sotto gli occhi del mondo. Accanto a lui, la traduttrice tedesca Marianne (Leonie Benesch), figura chiave nel facilitare la comunicazione in un momento di tensione estrema.
September 5 si interroga sul ruolo e sulle responsabilità dei media nella narrazione degli eventi tragici. In un’epoca in cui l’informazione in tempo reale domina il panorama globale, il film solleva questioni ancora attuali: i giornalisti si limitano a documentare la realtà o, nel raccontarla, finiscono per influenzarla? La ricerca dell’audience giustifica la trasmissione di immagini di sofferenza e violenza? E fino a che punto l’informazione può spingersi senza scivolare nel voyeurismo?
Attraverso il dilemma vissuto dai reporter sul campo, la pellicola mostra come la copertura mediatica possa trasformarsi in un’arma a doppio taglio, contribuendo involontariamente a rafforzare la narrazione di chi usa il terrore come strumento di visibilità. L’ossessione per l’esclusiva e la necessità di trasmettere in diretta pongono i giornalisti di fronte a scelte etiche complesse, portando lo spettatore a riflettere su quanto il confine tra cronaca e spettacolarizzazione sia spesso sottile e sfuggente.
Tim Fehlbaum realizza un film dal ritmo incalzante, in cui la suspense si unisce a una profonda riflessione etica. La ricostruzione degli eventi è estremamente accurata: il regista, oltre a studiare i filmati originali, ha lavorato a stretto contatto con Geoffrey Mason per restituire con autenticità la realtà vissuta dai reporter. Ne emerge un’opera immersiva che cattura con precisione l’atmosfera carica di tensione di quei giorni.
Grazie a una fotografia essenziale e a un montaggio che combina sequenze d’archivio con riprese inedite, September 5 trasporta lo spettatore nel cuore della vicenda, trasmettendo il senso di smarrimento e urgenza che pervase la troupe giornalistica mentre cercava di documentare gli eventi in tempo reale. Il cast, che include anche Ben Chaplin, Georgina Rich, Corey Johnson, Marcus Rutherford e Zinedine Soualem, dà vita a personaggi credibili, ciascuno alle prese con il proprio conflitto interiore.
September 5, inoltre, si inserisce in un dibattito che va oltre la cronaca di Monaco 1972, toccando il delicato tema della narrazione mediatica del conflitto israelo-palestinese. Il film, infatti, evidenzia come la stampa occidentale abbia spesso costruito una visione parziale di questa realtà, enfatizzando alcuni aspetti e oscurandone altri, modellando così la percezione della storia.
Con September 5, Tim Fehlbaum realizza un’opera potente, necessaria e che lascia il pubblico con molte domande e poche risposte, come solo le opere più incisive sanno fare.
Ilaria Berlingeri